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mercoledì 9 giugno 2010

LA PAPESSA GIOVANNA

LA PAPESSA GIOVANNA
        Quella che mi accingo a raccontare è una storia assai commovente, dove il bisogno d’amore regna sopra ogni cosa, e se è vero che Dio è amore, regna anche l’ignoranza di chi fanatizza la religione, coprendo gli occhi alle grandi verità che ogni giorno ci passano davanti indisturbate, comportandosi da “bastiancontrari” e dimenticando i veri insegnamenti del proprio credo.
Nessuno può dire se la papessa Giovanna sia o no mai esistita. C’è chi sostiene che sia un racconto nato dallo "spettegolio" popolare, causato dai “vizietti” dei papi, che a volte tanto casti non sono stati, facendo così attribuire il nome di papessa alle donnine che con loro trascorrevano qualche ora di libertà. Si dice che una tra tutte spiccò perché più gradita ai pontefici del tempo, e si narra che il suo nome fu proprio Giovanna.
Un altro elemento che avrebbe potuto scatenare la già fertile fantasia medievale, facendo nascere così la storia di Giovanna, furono le sedie “stercolarie”.
Tre sedie dotate di un taglio centrale a forma di mezzaluna posto sul sedile all’altezza dei genitali del prossimo successore di Pietro, che permetteva a un cardinale scelto il controllo del reale sesso del papa appena eletto, prima dell’investitura. La chiesa del tempo però si difendeva attribuendo significati teologici, ad esempio la sedia era simile ad una sedia da parto per simboleggiare la “chiesa madre” e tre per richiamare la trinità (due di queste sedie sono ancora visibili, una è conservata nei musei vaticani e l’altra al Louvre di Parigi).
Costui doveva sedersi in successione su ognuna delle tre sedie per ricevere i simboli del suo pontificato, sul seggio di destra il pontefice riceveva il bastone e le chiavi, in quello di sinistra una cintura rossa dalla quale pendevano dodici gemme ed infine si sedeva in quello centrale ormai divenuto papa. Ma per la gente comune era il modo che la chiesa aveva adottato per non incappare nuovamente in tragedie simili ed impedire così per sempre alle donne l’ascesa al pontificato.
        Ma chi era Giovanna Angelica?
Figlia di un Monaco missionario inglese discepolo di Giovanni Scoto Eriugena e di una giovane contadina di nome Jutha (la leggenda la vorrebbe figlia di una violenza subita dalla madre in Germania durante una campagna di evangelizzazione del monaco).
La giovane Giovanna Angelica fin da piccola dimostra interessi per i dibattiti, la teologia e la cultura.
Il patrigno le dona tutto il suo sapere e la piccola apprendendo rapidamente, riempie di soddisfazioni il monaco evangelista.
Ma il destino non è clemente con lei e la vede orfana all’età di soli 10 anni.
Qui la povera Giovanna è “costretta” (ed avvantaggiata dalla sua cultura e dagli insegnamenti del patrigno) ad entrare a far parte del convento di Mosbach.
Inizia dunque a perfezionarsi copiando continuamente i testi dello Scriptorium, e grazie a questo lavoro incontra, Frumenzio, mandato nello stesso luogo per trascrivere le Epistole di Paolo.
I due si innamorano follemente ed escogitano un piano per fuggire attraverso la Germania, verso la libertà.
Così Giovanna si trasformò nel monaco Giovanni, ed insieme al suo compagno, nonché nuovo maestro, arriva fino a Roma, dove però anche Frumenzio la lascia sola morendo.
Giovanna comunque non torna alla vita da cui era fuggita e sèguita a studiare e ad indossare abiti da monaco, continuando ad istruirsi per saziare la sua sete di sapienza.
Sola, si rifugia nel convento di S. Martino e inizia a predicare, grazie alla sua astuzia diviene notaio della curie e poi cardinale, alcune voci la vogliono insegnante in una scuola greca. Fino a che della sua bravura arrivarono notizie anche a papa Leone IV, che la volle come consigliere, ignaro, naturalmente, del suo vero sesso.
Giovanni/a intanto era adorato dal popolo e così non le fu difficile prendere il posto di papa Leone IV dopo la sua morte, e divenire quindi papa Giovanni VIII (non però quello ricordato dalla storia, in quanto si cercò di dimeticare, in seguito questa storia, ndr), grazie al fatto che le elezioni dei nuovi papi si effettuavano tramite il “coral populo”.
Il fato volle che Giovanna durante il suo papato, che dovrebbe essere durato poco più di due anni, (dall’854 all’856) si fosse innamorata nuovamente, questa volta di un servitore, un giovane prete colto e raffinato, che lavorando a stretto contatto con lei non tardò a scoprire l’inganno dell’astuta donna, all’epoca trentacinquenne.
          I due si lasciarono travolgere dalla passione, suggellando con l’amore il loro segreto.
Qualche mese dopo, Giovanna dovette far capo ad una processione che partì dal Vaticano e che doveva giungere al Laterano, secondo l'itinerario solito dell'epoca, ma le cose non andarono come previsto. Iniziò infatti ad avvertire dolori e doglie, anche se in anticipo rispetto alla scadenza del parto. E, all’altezza di P.za S.Giovanni, fu costretta ad alzare le braccia per scagliare la croce, ma il gesto le fece perdere i sensi procurandole un forte dolore.
Il popolo, le suore, i monaci e i cardinali tutti accorsero in aiuto, ma rimasero tutti sbigottiti quando “un bimbo nacque da papa Giovanni VIII”. Purtroppo non ci fu clemenza, ne pietà, ne misericordia, e Giovanna con il suo bambino appena nato, visti come il diavolo tentatore che con l’inganno divenne successore di Pietro seducendo un giovane prete e il frutto del peccato, vennero lapidati dal popolo; i due corpi, dopo essere stati legati ai cavalli e trascinati davanti agli occhi della folla inferocita, furono finalmente sepolti nel luogo in cui morirono.
Sopra, in una antica incisione,
 Giovanna al momento del parto.
Ma non subito, perché la chiesa inizialmente non perdonò Giovanna e non le volle dare l’onore di un funerale cristiano. Solo dopo tempo, i cuori delle persone iniziarono a riempirsi di rancori e sensi di colpa per l’orrore dei due delitti.
Ancora due morti in nome di Dio, così, per pulirsi la coscienza poco dopo sotterrarono Giovanna e il suo bambino e in quel luogo venne posta un'iscrizione: "Pietro, Padre dei Padri, rendi Pubblico il Parto della Papessa".
Ancora oggi a Roma all’angolo tra Via dei SS. Quattro Coronati con Via dei Querceti, si vede il “Sacello”, una piccola stanza buia e lasciata al degrado, chiusa da un inferriata, risalente minimo all’XI sec. Il “Sacello” che compare sulle mappe di Roma già dal XVI, ha oggi pochi devoti, che credono che Maria Vergine abbia perdonato Giovanna e il suo scontro tra razionalità e amore, e vanno dunque a pregarla chiedendo il perdono dei loro peccati.
E proprio fino al XVI secolo, la storia di Giovanna fu creduta da tutti come vera, ma con il passar del tempo e la “damnatio memoriae”, fu facile dal XVI anno in poi trasformare la vita di questa straordinaria donna in leggenda o detto popolare.
Nello stesso periodo, tra l’altro, senza apparente ragion alcuna, anche tutte le processioni cambiarono itinerario, evitando così di passare davanti al “Sacello”.
Forse la voglia di allontanare ancor più il ricordo di Giovanna dalla mente dei fedeli ha portato a prendere questa decisione, o forse ancora un tentativo di pulirsi la coscienza, semplicemente cancellando, infatti negli annali del vaticano non compare nessun papa con questo nome.
Eppure questa leggenda un tempo si pensava fosse vera. La credenza era così forte che addirittura la chiesa stessa accetto di collocare un busto rappresentante la papessa nel duomo di Siena, ma il mito di Giovanna fu definitivamente distrutto dallo storico cattolico Johann Dollinger nel 1963.
Questo è bastato agli storici per chiudere del tutto la questione.
Furono pochi i tentativi di storicizzazione, prima fra tutti "Chronica universalis" del 1250 del domenicano Jean de Mailly. In Italia solo Boccaccio parlò di lei nel “De mulieribus claris”, nel capitolo 101.
Rimane il fatto che ancor oggi il pontificato è vietato alle donne.
Arianrhod


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