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mercoledì 9 giugno 2010

E veniamo alla storia della papessa Giovanna.

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Chronicon Salernitanum
La papessa Giovanna
di Astrid Filangieri
Vincenzo de Rogata, Salerno, Museo del Duomo

Chi non ha letto il romanzo di Eco, “Baudolino”? E’ stato il tormentone pubblicitario dell’estate 2003. Alla fine l’abbiamo acquistato un po’ tutti. E scommetto che l’argomento che più ci è rimasto impresso è quello del prete Gianni e non solo perché la finta lettera del prete fosse l’oggetto intorno cui ruotava la narrazione.
Un po’ tutti abbiamo iniziato a fantasticare su quanto potesse esserci di vero riguardo quel personaggio prete-papa-potentissimo-ricchissimo forse addirittura una donna! E sì, perché quella di frate John è una leggenda che incuriosisce fin dal medioevo e si è diffusa ben oltre i confini della nostra cultura. Fin in Estremo Oriente è sorta la curiosità per questo leggendario personaggio che, però è, appunto, solo una leggenda. E come si formano le leggende se non arricchendosi di particolari man mano che vengono ripetute di bocca in bocca, scritte di mano in mano?
E se è vero che questa storiella appare nei documenti del XIII secolo, ambientata nella Roma del IX sec., quella del Chronicon è precedente: è ambientata nell’VIII secolo ed è stata pubblicata nel X sec.
Il Chronicon Salernitanum è una delle antiche cronache della Salerno medievale. Al pari delle cronache di Paolo Diacono, di Erchemperto ed altri è tenuta in notevole considerazione per ricostruire gli avvenimenti di un periodo di cui la documentazione non è ricca. Certo qualche volta l’autore ha usato un po’ di fantasia, ha tratto conclusioni che ha ritenuto le più probabili, ma a quel tempo era d’uso fare così. Il “rigore scientifico” di quel tempo era un po’ diverso da come lo concepiamo nei nostri tempi (ma anche oggi però, alle volte…..! Solo che all’epoca lo facevano più in buona fede).
L’autore dell’opera è anonimo, ma si ipotizza di una certa cultura, probabilmente un frate del convento benedettino di Salerno e, comunque alquanto vicino le gli avvenimenti che narra. Molti episodi del Chronicon sono rimasti indelebili nella mente dei salernitani, tanto da divenire leggende popolari ancora oggi tramandate. Altre sono divenute molto più famose, potremmo dire internazionali, ovviamente con opportune modifiche e differenti ambientazioni spazio-temporali. Per esempio l’episodio di Lady Godiva richiama l’avventura capitata, secondo il nostro Anonimo, ad una nobildonna longobarda. E il motivo della foresta semovente che viene raccontata nella cronaca del monaco scozzese Andrew Wyntoun e che ispirerà a Shakespeare una delle più suggestive scene dal Macbeth, era già stata raccontata nell’opera del cronista salernitano.
E veniamo alla storia della papessa Giovanna. Eccola dalla traduzione in italiano di mons. Carucci:
In quel tempo un patriarca, uomo buono e giusto, era a capo della chiesa di Costantinopoli: preso, però, da un amore umano per una sua nipote, la teneva in casa propria senza unirsi a lei e la rivestiva di splendide vesti. Prossimo alla morte, raccomandò a tutti quella che a ognuno sembrava un nipote. E quando l'altro morì, tutti unanimamente la elessero a presule, ignorando che fosse donna. E restò presule per un anno e mezzo. Una notte, quando i corpi maggiormente cedono alla stanchezza del sonno, lo spirito maligno apparve presso il letto, dove Arechi dormiva, e gli disse:
- Che fai, Arechi?
E, mentre questi si faceva attento all'insolito chiamare, il diavolo continuò:
- Ti dirò che cosa ho combinato. I Costantinopolitani hanno come patriarca una donna e, perciò, il popolo di quella terra è stato colpito dall'ira del Redentore. [con la peste]
Detto questo, andò via. Allora il principe mandò immediatamente suoi apocrisari a Costantinopoli a dire quanto il diavolo gli aveva rivelato. Quelli fecero attentamente una indagine e riscontrarono quanto Arechi aveva fatto sapere e solo allora la peste finì.

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LA PAPESSA GIOVANNA

LA PAPESSA GIOVANNA
        Quella che mi accingo a raccontare è una storia assai commovente, dove il bisogno d’amore regna sopra ogni cosa, e se è vero che Dio è amore, regna anche l’ignoranza di chi fanatizza la religione, coprendo gli occhi alle grandi verità che ogni giorno ci passano davanti indisturbate, comportandosi da “bastiancontrari” e dimenticando i veri insegnamenti del proprio credo.
Nessuno può dire se la papessa Giovanna sia o no mai esistita. C’è chi sostiene che sia un racconto nato dallo "spettegolio" popolare, causato dai “vizietti” dei papi, che a volte tanto casti non sono stati, facendo così attribuire il nome di papessa alle donnine che con loro trascorrevano qualche ora di libertà. Si dice che una tra tutte spiccò perché più gradita ai pontefici del tempo, e si narra che il suo nome fu proprio Giovanna.
Un altro elemento che avrebbe potuto scatenare la già fertile fantasia medievale, facendo nascere così la storia di Giovanna, furono le sedie “stercolarie”.
Tre sedie dotate di un taglio centrale a forma di mezzaluna posto sul sedile all’altezza dei genitali del prossimo successore di Pietro, che permetteva a un cardinale scelto il controllo del reale sesso del papa appena eletto, prima dell’investitura. La chiesa del tempo però si difendeva attribuendo significati teologici, ad esempio la sedia era simile ad una sedia da parto per simboleggiare la “chiesa madre” e tre per richiamare la trinità (due di queste sedie sono ancora visibili, una è conservata nei musei vaticani e l’altra al Louvre di Parigi).
Costui doveva sedersi in successione su ognuna delle tre sedie per ricevere i simboli del suo pontificato, sul seggio di destra il pontefice riceveva il bastone e le chiavi, in quello di sinistra una cintura rossa dalla quale pendevano dodici gemme ed infine si sedeva in quello centrale ormai divenuto papa. Ma per la gente comune era il modo che la chiesa aveva adottato per non incappare nuovamente in tragedie simili ed impedire così per sempre alle donne l’ascesa al pontificato.
        Ma chi era Giovanna Angelica?
Figlia di un Monaco missionario inglese discepolo di Giovanni Scoto Eriugena e di una giovane contadina di nome Jutha (la leggenda la vorrebbe figlia di una violenza subita dalla madre in Germania durante una campagna di evangelizzazione del monaco).
La giovane Giovanna Angelica fin da piccola dimostra interessi per i dibattiti, la teologia e la cultura.
Il patrigno le dona tutto il suo sapere e la piccola apprendendo rapidamente, riempie di soddisfazioni il monaco evangelista.
Ma il destino non è clemente con lei e la vede orfana all’età di soli 10 anni.
Qui la povera Giovanna è “costretta” (ed avvantaggiata dalla sua cultura e dagli insegnamenti del patrigno) ad entrare a far parte del convento di Mosbach.
Inizia dunque a perfezionarsi copiando continuamente i testi dello Scriptorium, e grazie a questo lavoro incontra, Frumenzio, mandato nello stesso luogo per trascrivere le Epistole di Paolo.
I due si innamorano follemente ed escogitano un piano per fuggire attraverso la Germania, verso la libertà.
Così Giovanna si trasformò nel monaco Giovanni, ed insieme al suo compagno, nonché nuovo maestro, arriva fino a Roma, dove però anche Frumenzio la lascia sola morendo.
Giovanna comunque non torna alla vita da cui era fuggita e sèguita a studiare e ad indossare abiti da monaco, continuando ad istruirsi per saziare la sua sete di sapienza.
Sola, si rifugia nel convento di S. Martino e inizia a predicare, grazie alla sua astuzia diviene notaio della curie e poi cardinale, alcune voci la vogliono insegnante in una scuola greca. Fino a che della sua bravura arrivarono notizie anche a papa Leone IV, che la volle come consigliere, ignaro, naturalmente, del suo vero sesso.
Giovanni/a intanto era adorato dal popolo e così non le fu difficile prendere il posto di papa Leone IV dopo la sua morte, e divenire quindi papa Giovanni VIII (non però quello ricordato dalla storia, in quanto si cercò di dimeticare, in seguito questa storia, ndr), grazie al fatto che le elezioni dei nuovi papi si effettuavano tramite il “coral populo”.
Il fato volle che Giovanna durante il suo papato, che dovrebbe essere durato poco più di due anni, (dall’854 all’856) si fosse innamorata nuovamente, questa volta di un servitore, un giovane prete colto e raffinato, che lavorando a stretto contatto con lei non tardò a scoprire l’inganno dell’astuta donna, all’epoca trentacinquenne.
          I due si lasciarono travolgere dalla passione, suggellando con l’amore il loro segreto.
Qualche mese dopo, Giovanna dovette far capo ad una processione che partì dal Vaticano e che doveva giungere al Laterano, secondo l'itinerario solito dell'epoca, ma le cose non andarono come previsto. Iniziò infatti ad avvertire dolori e doglie, anche se in anticipo rispetto alla scadenza del parto. E, all’altezza di P.za S.Giovanni, fu costretta ad alzare le braccia per scagliare la croce, ma il gesto le fece perdere i sensi procurandole un forte dolore.
Il popolo, le suore, i monaci e i cardinali tutti accorsero in aiuto, ma rimasero tutti sbigottiti quando “un bimbo nacque da papa Giovanni VIII”. Purtroppo non ci fu clemenza, ne pietà, ne misericordia, e Giovanna con il suo bambino appena nato, visti come il diavolo tentatore che con l’inganno divenne successore di Pietro seducendo un giovane prete e il frutto del peccato, vennero lapidati dal popolo; i due corpi, dopo essere stati legati ai cavalli e trascinati davanti agli occhi della folla inferocita, furono finalmente sepolti nel luogo in cui morirono.
Sopra, in una antica incisione,
 Giovanna al momento del parto.
Ma non subito, perché la chiesa inizialmente non perdonò Giovanna e non le volle dare l’onore di un funerale cristiano. Solo dopo tempo, i cuori delle persone iniziarono a riempirsi di rancori e sensi di colpa per l’orrore dei due delitti.
Ancora due morti in nome di Dio, così, per pulirsi la coscienza poco dopo sotterrarono Giovanna e il suo bambino e in quel luogo venne posta un'iscrizione: "Pietro, Padre dei Padri, rendi Pubblico il Parto della Papessa".
Ancora oggi a Roma all’angolo tra Via dei SS. Quattro Coronati con Via dei Querceti, si vede il “Sacello”, una piccola stanza buia e lasciata al degrado, chiusa da un inferriata, risalente minimo all’XI sec. Il “Sacello” che compare sulle mappe di Roma già dal XVI, ha oggi pochi devoti, che credono che Maria Vergine abbia perdonato Giovanna e il suo scontro tra razionalità e amore, e vanno dunque a pregarla chiedendo il perdono dei loro peccati.
E proprio fino al XVI secolo, la storia di Giovanna fu creduta da tutti come vera, ma con il passar del tempo e la “damnatio memoriae”, fu facile dal XVI anno in poi trasformare la vita di questa straordinaria donna in leggenda o detto popolare.
Nello stesso periodo, tra l’altro, senza apparente ragion alcuna, anche tutte le processioni cambiarono itinerario, evitando così di passare davanti al “Sacello”.
Forse la voglia di allontanare ancor più il ricordo di Giovanna dalla mente dei fedeli ha portato a prendere questa decisione, o forse ancora un tentativo di pulirsi la coscienza, semplicemente cancellando, infatti negli annali del vaticano non compare nessun papa con questo nome.
Eppure questa leggenda un tempo si pensava fosse vera. La credenza era così forte che addirittura la chiesa stessa accetto di collocare un busto rappresentante la papessa nel duomo di Siena, ma il mito di Giovanna fu definitivamente distrutto dallo storico cattolico Johann Dollinger nel 1963.
Questo è bastato agli storici per chiudere del tutto la questione.
Furono pochi i tentativi di storicizzazione, prima fra tutti "Chronica universalis" del 1250 del domenicano Jean de Mailly. In Italia solo Boccaccio parlò di lei nel “De mulieribus claris”, nel capitolo 101.
Rimane il fatto che ancor oggi il pontificato è vietato alle donne.
Arianrhod


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La Papessa ...

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“Il significato della Papessa è quello del mistero e della scienza.
 Lei custodisce i segreti ma anche la scienza e rappresenta un futuro che non è stato ancora svelato.”

La Papessa (o la Sacerdotessa o la Sposa Divina) è la seconda carta degli arcani maggiori.
Lei rappresenta la conoscenza, l’intelligenza, l’intuizione, quello che non si può vedere ma solo sentire,
 quello che è nascosto e sconosciuto.
Questa carta ha anche il significato della passività, della conoscenza profonda, osservazioni e il desiderio
di imparare tutto dei misteri del mondo e della società.
Quando appare la Sacerdotessa nelle carte, questo significa che abbiamo da fare (adesso o in futuro)
con una donna misteriosa e molto riservata la quale saprà tante cose ma non ci rivelerà niente.
La carta può assumere anche il significato che la persona è interessata ai tarocchi o alle scienze esoteriche.

Particolarità della carta:

  • La papessa è una donna;
  • La papessa ha un libro aperto:
  • La papessa ha una corona sulla testa;
  • La papessa è apparentemente seduta su un trono;
  • Su entrambi i lati della carta ci sono due colonne da qui pende un mantello, a volte fatto di fiori;
  • La prevalenza del colore è il blu;
  • L’ambiente è una sala o un tempio;
  • In alcuni tarocchi c’è una luna ai suoi piedi;
  • In alcuni tarocchi ha una croce al petto;


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martedì 8 giugno 2010

LA PAPESSA ALCHEMICA

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La Papessa Alchemica

Dopo la scoperta dei caratteri mobili del torchio tipografico le immagini della tradizione alchemica cominciano a diffondersi in Europa tramite i testi stampati. Ma prima del Cinquecento solo l’architettura, la pittura e la scultura – in particolare nelle chiese romaniche o gotiche - possono trasmettere ai posteri i simboli alchemici. Pertanto nei secoli precedenti l’alchimia influenza direttamente o indirettamente la realizzazione di capitelli, bassorilievi, mosaici e vetrate dipinte, le cui allegorie tuttora esprimono silenziosamente i fondamenti della propria conoscenza. Una di queste opere d’arte è la formella realizzata su di un pilastro centrale della cattedrale di Notre Dame e che costituisce forse la più nota allegoria dell’alchimia.
Una regale figura femminile regge con una mano due libri, di cui uno aperto, a simboleggiare le conoscenze che la natura rivela tramite l’osservazione dei suoi fenomeni; l’altro invece chiuso, a rappresentare i segreti della metafisica, accessibili solo agli iniziati. Inoltre sul petto è appoggiata una scala, rappresentante un flusso energetico crescente, che partendo dal centro istintivo sessuale può raggiungere e amplificare sia il centro emozionale che quello psichico.
Nel corso del XIV sec. - grazie all’arte dell’incisione e della stampa - i testi alchemici si arricchiscono con immagini suggestive ed alcuni sono costituiti esclusivamente da immagini emotivamente trainanti. Questi ultimi sono molto simili alle lamine dei Tarocchi, che nello stesso periodo si vanno diffondendo in Europa. D’altra parte le immagini ermetiche hanno la funzione di stimolare una feconda meditazione intuitiva e in quei tempi, presso le corti signorili, è frequente l’uso delle carte da gioco a scopo didascalico ed educativo per i giovani. E’ pertanto probabile che l’elaborazione iconografica e simbolica dei Tarocchi sia stata influenzata da immagini e simboli alchemici. La lamina della Papessa, ad esempio, è assai simile alla formella di Notre Dame. Difatti la Papessa è l’allegoria della conoscenza universale, della sperimentazione dei processi e delle reazioni più segrete della natura vivente, che sono il fine principale dell’alchimia. Secondo le interpretazioni degli studiosi dei Tarocchi, la Papessa è la conoscenza spirituale, l'atto conoscitivo che è stato animato e messo in moto dal Principio Assoluto. Essa è l’intuizione che si forma dopo il dubbio fecondo, dopo lo stato interiore di travaglio e la notte primigenia dell’opera al nero; simboleggia il potere oscuro della natura, che una volta illuminato dà la conoscenza. La lamina rappresenta l’inconscio, che va svelato attraverso la meditazione e l’affiorare d’immagini ed intuizioni. Essa è pure la materia prima dell’universo intelligente, la dimensione sottostante quella materiale: una sostanza psichica passiva e malleabile, sempre in attesa di qualcuno che possa decifrarla e risvegliarla.
L'alchimista può essere associato al Bagatto, che ha il coraggio, la capacità e l'iniziativa di entrare in contatto con la Papessa, per procedere nella Grande Opera. Poiché questa carta rappresenta una figura femminile, ciò significa che nell’operatore maschio la conoscenza giunge attraverso l’amore animato dal suo lato femminile, attraverso l’accettazione di esso come parte integrante del proprio essere. Nell’operatore femmina invece le potenzialità si manifestano attraverso una fecondazione spirituale attuata dalla sua sfera maschile. La Papessa è una carta estremamente positiva, in quanto rappresenta la porta da superare per arrivare alla scoperta dei grandi arcani della natura e della vita stessa. Il successo assicurato dalla carta non riguarda tanto il piano materiale dell'esistenza, quanto piuttosto la crescita interiore e l’integrazione del corpo con l’anima e lo spirito. La Papessa suggerisce la pazienza ed invita a riflettere sulle cose, a procedere poco per volta, senza lasciare nulla al caso; infatti è associata all’intuito, ma anche alla deduzione e all’analisi del profondo, alla conoscenza di se stessi e degli altri. Dal punto di vista operativo indica che occorre ponderare bene le scelte ed attendere il momento opportuno per agire; che si ottiene il successo solo con la dedizione e la costanza. Alla luce di questi significati, è ormai evidente che la Papessa è una allegoria del tipo di conoscenza che persegue l’alchimia. Difatti tale pratica ricerca l’unione con l’Assoluto, ma non sostituisce alla mancanza di conoscenza un credo mistico, come fa il religioso; né introduce il surrogato del dogma alla soluzione finale, anche se credere  può essere un antidoto contro l'angoscia  esistenziale. L’alchimista è un insieme di luci e di ombre, di dubbi e intuizioni; trova sostegno nella speranza unita all’impeccabilità della tecnica, ottenuta con uno sforzo straordinario, con lo studio analogico ed intuitivo del corpo umano e del mondo che lo circonda, con l’assorbimento graduale dello spirito universale.
La prassi alchemica non é un'adesione incondizionata ad una visione del mondo e non é ascetica, come certe vie religiose – ad esempio l’esicasmo occidentale o alcune forme di yoga orientale - segnate dalla svalutazione della vita di società e dalla  mortificazione del corpo. Trattasi di una tecnica individuale, mediante  la quale  la realtà quotidiana deve essere fruita normalmente, nell'ambito delle relazioni umane, poiché l'esperienza nel tessuto mondano é parte integrante  della  tecnica stessa, che nei successi quotidiani trova i suoi riscontri.L'alchimista applica ogni mezzo informativo: la sensazione o conoscenza del mondo esterno attraverso il potenziamento dei sensi e degli istinti; il  sentimento o conoscenza del mondo interiore attraverso l’esaltazione e la purificazione delle emozioni; l'intuizione o conoscenza dell’inconscio individuale o collettivo attraverso la sospensione del ragionamento ordinario e l’improvviso affioramento dell’informazione simbolica; il pensiero o conoscenza astratta dell’universo per deduzioni o concetti, attraverso il ragionamento organico per analogia.La conoscenza alchemica non é tale se prima non ha avuto un impatto profondo, se non é stata metabolizzata, se non si é fatta carne nella carne. A differenza della scienza, non ha la pretesa di essere definita in modo globale, omnicomprensivo, per la contraddizione che ciò che può essere definito è anche limitato.L'alchimia é una scienza sui generis, perché il metodo sperimentale non  é applicato oggettivamente, ma soggettivamente, dato che si verifica una continua e reciproca influenza tra lo sperimentatore e la materia che viene sperimentata. Le descrizioni o formulazioni sono pragmatiche e mutevoli, secondo l'opportunità del momento operativo; oppure interscambiabili, secondo il discorso del momento. Per questo motivi i trattati spesso sembrano contraddittori.
L’alchimia ha un atteggiamento conoscitivo e sperimentale, ma per trovare conferma alle sue teorie sulla natura non è indispensabile impiantare un laboratorio costoso e complesso, con forni ad alte temperature, con crogiuoli e svariati reagenti chimici, osservando i fenomeni derivanti dalla lavorazione dei metalli. E’ sufficiente approfondire le più recenti scoperte della fisica o della medicina olistica e poi, passando dalla teoria alla assai utile pratica manuale, eseguire esperimenti semplici: ad esempio impastare e cuocere del buon pane, con del lievito prodotto naturalmente ed un forno di cucina; coltivare un orto con prodotti biologici, seguendo i ritmi della natura; distillare con un piccolo alambicco, facilmente reperibile, della buona grappa dal mosto d’uva; raccogliere e distillare fiori o piante, per estrarne l’olio essenziale, gli estratti alcolici e salini.
Nell’alchimia interiore gli esperimenti più utili sono quelli che riguardano la chimica della alimentazione, della respirazione, della circolazione e dell’assorbimento delle impressioni esterne, per distillare al meglio e senza dispendio di energia gli alimenti grezzi che il corpo ossida, scompone e trasforma nelle sostanze necessarie a sostenere e potenziare il lavoro dei quattro centri dell’uomo: quello istintivo e sessuale, quello motorio, quello emozionale e quello psichico.  Dato che l’alchimia mentale presuppone un intimo legame tra pensiero e materia, tramite l’intermediazione delle immagini e dei simboli, è fondamentale visualizzare dei progetti e poi operare con coerenza per farli nascere in concreto, come sono stati prima immaginati. Ciò può avvenire soltanto attraverso un’attività che coinvolga corpo, anima e spirito. Essa può consistere in  un’opera artistica, letteraria, terapeutica; comunque in un’opera del proprio ingegno, della propria volontà e del proprio amore.   L'alchimia é più di una scienza o di una religione, che vanno entrambe superate dalla  conoscenza del cuore: la sintesi della scienza legata al corpo fisico, dell’arte legata all’anima e della trascendenza legata allo spirito. In questo senso è emblematica l’esortazione degli operatori a stracciare trattati e manuali, perché ad un certo punto dell’iter le parole e gli scritti sono inadeguati.L’alchimia è una fisica che sconfina nella metafisica, che  poggia i suoi postulati sulla visione di un universo organico e vivente, di cui l’uomo è parte integrante. L’alchimia ha un atteggiamento conoscitivo, è un insieme coerente di interpretazioni della realtà, messe alla prova attraverso il successo o meno in determinate attività. Esse possono consistere nella produzione di farmaci o preparati metallici, ma soprattutto nella cura della percezione e della consapevolezza, di relazioni positive con gli altri e l’ambiente circostante, delle  iniziative  che danno un senso ed un valore non effimero all’intera esistenza. 

Influenzata dall’ermetismo e in parte da correnti gnostiche, l’alchimia ha il concetto base che la fede religiosa non sia sufficiente per aspirare ad una esistenza di armonia, di amore e di pace, oltre che ad una certa trascendenza; ma che occorra anche una conoscenza universale: la conoscenza delle leggi armoniche della natura, delle energie che muovono l’anima del mondo.
Per un alchimista è evidente che un uomo privo di una conoscenza olistica sarà soggetto a squilibri emotivi e psichici, ad aggressività, a  insoddisfazione, alla ripetizione degli stessi errori: i motivi di fondo del continuo stato d’ignoranza e belligeranza della società umana.

Giorgio Sangiorgio


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giovedì 3 giugno 2010

4 elementi: aria , fuoco , terra , acqua

 
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4 elementi:

aria , fuoco , terra , acqua

I 12 segni zodiacali vengono classificati in diversi modi:

in questo articolo vediamo il raggruppamento quaternario 

che assegna ad essi un elemento: 

fuoco – aria – terra – acqua.


Nella tradizione astrologica i 12 segni zodiacali vengono raggruppati in tre modi diversi: secondo la classificazione binaria che divide i segni in maschili e femminili. Segue poi la classificazione ternaria che li distingue in cardinali, mobili e fissi e infine la quaternaria che assegna ad essi un elemento:
fuoco – aria – terra – acqua.

Tali divisioni servono per conferire una prima caratteristica a ciascuno di essi utile poi per l’interpretazione. Ad esempio: se diciamo che il segno del Toro è un segno femminile, fisso, di terra, diciamo che racchiude in sé un’energia morbida di accoglienza (quella femminile), che difficilmente si lascia sviare dai suoi propositi (segno fisso) e che è molto attento alla concretezza e al lato pratico della vita (elemento terra).

Questa volta prenderemo in considerazione e andremo ad analizzare la divisione più comune: quella per elementi e questo perché sono considerati i quattro principi base della nostra vita. Ogni elemento rappresenta un genere di energia e di consapevolezza che agisce in ciascuno di noi. Anche la psicanalisi, con Jung (che nei suoi studi s’interessava anche di astrologia) sviluppò un sistema tipologico basato sulle combinazioni tra gli atteggiamenti della coscienza e le quattro funzioni di essa (pensiero, sentimento, sensazione, intuizione).

FUOCO
(Ariete, Leone, Sagittario)

Parole chiave: energia, azione, dinamicità, calore, contatto, dominio, fisicità, estroversione, forza, iniziativa, creatività, capacità di primeggiare, spontaneità, reazione.

Il fuoco corrisponde, nell’essere, all’Energia cosmica simboleggiata in Oriente dalla Kundalini. E’ un’energia radiante, eccitante, piena di fervore, che con la sua luce porta calore nel mondo.
Nel corpo il fuoco è associato alla zona posta sopra all’ombelico e vicina al plesso solare. E’ collegato alla vista. Ad esso appartiene la digestione degli alimenti. A livello psichico riguarda il senso d’individualità, la capacità di autoaffermazione, la rabbia, il rapporto con il potere e il controllo dello spazio.
Il fuoco, nell’uomo, è associato al coraggio, alla fiducia nel proprio valore e al gusto della sfida di fronte alle prove della vita. E’ sinonimo di entusiasmo e di Fede.
Le persone a dominante Fuoco hanno un temperamento entusiasta, spontaneo, vulcanico e sono in grado di dirigere la loro forza di volontà in direzione di uno scopo, anche se, a volte, si stancano prima di averlo raggiunto.
Riescono ad essere da traino per gli altri e sono sempre pronte a mettersi in gioco. Amano prevalere, dominare e questo può alimentare in loro l’impazienza e la prepotenza. Il bisogno di primeggiare può renderli arroganti e presuntuosi.
La generosità è uno dei loro doni principali, unita anche ad una certa dose d’ingenuità.
Non s’incontrano con le persone che hanno una dominante acqua o terra, che considerano troppo sensibili, noiose ed esageratamente gentili.

ARIA
(Gemelli, Bilancia Acquario)

Parole chiave: Spirito, immaginazione, ispirazione, espressione, abilità e creatività intellettuale. Iniziativa, elasticità, originalità. Cambiamento, fantasia, intelligenza, adattamento, improvvisazione, velocità.

L’Aria è l’energia che più si avvicina alla dimensione dello Spirito, è simbolo di leggerezza ed elevazione. E’ associata al respiro, al soffio vitale, a ciò che gli yogi chiamano “prana”. Sostiene la trasmissione del suono ed è collegata alla comunicazione, allo scambio d’idee e d’informazioni.
Nel corpo umano è localizzata nella zona del torace e delle braccia. Copre lo spazio del cuore e dei polmoni. E’ collegata al senso del tatto.

Gli appartenenti ai segni d’aria tendono a concentrare la loro energia sulle idee ed hanno bisogno di contatto umano per ampliare le loro conoscenze e la loro innata curiosità. Distaccati da un mondo materiale possono esser carenti di senso pratico.
Privi d’idee preconcette e tabù sono dei veri innovatori. Hanno una mente aperta, duttile, orientata al futuro.
Non amano sentirsi imprigionati e preferiscono mantenersi liberi da quei legami che possano limitare la loro indipendenza. Qualche problema è possibile in campo affettivo quando, dominati dal senso della logica che in loro è molto acuto, arriveranno a dimenticare l’importanza dei sentimenti e delle emozioni.
Non s’incontrano con i segni d’acqua e di terra, perché questi tendono a svalutare le loro idee e richiedono una profondità emotiva che a loro manca.

TERRA
(Toro, Vergine, Capricorno)

Parole chiave: Materia, materialità, concretezza, costruzione, disciplina, analisi, abilità manuale, interiorità, inibizione, lentezza, pesantezza, maturazione, stabilità. Perseveranza, volontà, tenacia.

L’elemento terra si riferisce alla materia prima: quella che dona la forma, la vita. E’ la madre (la matrice) ed è sinonimo di fecondità.
Nel corpo umano è rappresentata dalle strutture di sostegno: ossa, cartilagini, tendini, pelle. Corrisponde alla parte bassa del corpo: piedi, gambe e a tutto ciò che è connesso con il sostegno e la forza di gravità. Sul piano psicologico è collegata con l’accettazione della vita. Il senso che ad essa appartiene è l’odorato.

Una persona con una dominante Terra conta più sulla ragione pratica che sull’ispirazione. Può apparire fredda, materialista ma il suo intento è costruire, porre le basi per qualcosa che dovrà crescere, sia questo un bene materiale che spirituale.
Naturalmente orientata verso la scienza o la tecnica, può esser diffidente verso quelle discipline che non diano risultati tangibili.
Le sue capacità di analisi e di sintesi, unite alla logica, possono favorire la ricerca di verità elevate in vari campi, compreso quello medico.
Il suo atteggiamento è paziente, disciplinato e tollerante. Prudente, riflessiva e tradizionalista, sa assumersi le sue responsabilità e assolvere con diligenza i suoi compiti. Ama prendersi cura degli altri e risolvere per essi le incombenze di ordine pratico. La sua prudenza può diventare una gabbia e fermarne l’evoluzione sia sul piano interiore che su quello materiale.
Non s’incontra facilmente con i segni d’aria ma ne subisce il fascino. Nutre poca fiducia verso quelli di fuoco.

ACQUA
(Cancro, Scorpione, Pesci)

Parole chiave: pensiero, sensazione, intuizione, sentimenti, emozioni, inconscio, affettività, arte, bellezza, emotività, dono di sé, generosità, ispirazione, fede, medianità, passività, socievolezza, ricettività, morbidezza.

L’acqua ha un valore simbolico molto alto, basti dire che i grandi Salvatori, in tutte le religioni, sono stati portati dalle acque…. E’ sinonimo di vitalità: il mondo vegetale è tenuto in vita dalla linfa, nelle nostre vene scorre il sangue e siamo composti, in massima parte, da acqua. La terra poi, se bagnata, darà i suoi frutti.
E’ simbolo anche di purificazione (molti dei riti sacri sono fatti con dell’acqua) e di guarigione, come, ad esempio, accade a Lourdes.
L’elemento acqua è collegato al senso del gusto e alla lingua. E’ associato a quella zona del ventre che si trova sotto all’ombelico. E poi al bacino, agli organi di riproduzione, ai processi di eliminazione, ai reni. Corrisponde all’aspetto “umido” viscerale della personalità, rappresenta l’inconscio ed è in relazione con le emozioni e i sentimenti.

La persona con una dominante acqua segue, principalmente, la via dettata dal sentimento. E’ emotiva, assorbente, ha la tendenza ad essere taciturna e, pur apparendo calma esteriormente, nelle sue profondità è scossa da continue tempeste. La sua sensibilità è grande così come la vulnerabilità.
Sa per istinto che deve proteggersi dalle influenze esterne, perché può diventare troppo influenzabile e dipendente dagli altri. E’ compassionevole ed ama prendersi cura di chi ha bisogno fino al punto di sacrificare le sue esigenze. Ha necessità, però, di concedersi dei momenti di isolamento perché assorbendo molta della sofferenza altrui deve poi ricaricarsi.
Non s’incontra con i segni di fuoco perché hanno una personalità troppo forte e con quelli d’aria perché troppo lontani dal “sentire”.



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