Chronicon Salernitanum
La papessa Giovanna
di Astrid Filangieri
Vincenzo de Rogata, Salerno, Museo del Duomo
Chi non ha letto il romanzo di Eco, “Baudolino”? E’ stato il tormentone pubblicitario dell’estate 2003. Alla fine l’abbiamo acquistato un po’ tutti. E scommetto che l’argomento che più ci è rimasto impresso è quello del prete Gianni e non solo perché la finta lettera del prete fosse l’oggetto intorno cui ruotava la narrazione.
Un po’ tutti abbiamo iniziato a fantasticare su quanto potesse esserci di vero riguardo quel personaggio prete-papa-potentissimo-ricchissimo forse addirittura una donna! E sì, perché quella di frate John è una leggenda che incuriosisce fin dal medioevo e si è diffusa ben oltre i confini della nostra cultura. Fin in Estremo Oriente è sorta la curiosità per questo leggendario personaggio che, però è, appunto, solo una leggenda. E come si formano le leggende se non arricchendosi di particolari man mano che vengono ripetute di bocca in bocca, scritte di mano in mano?
E se è vero che questa storiella appare nei documenti del XIII secolo, ambientata nella Roma del IX sec., quella del Chronicon è precedente: è ambientata nell’VIII secolo ed è stata pubblicata nel X sec.
Il Chronicon Salernitanum è una delle antiche cronache della Salerno medievale. Al pari delle cronache di Paolo Diacono, di Erchemperto ed altri è tenuta in notevole considerazione per ricostruire gli avvenimenti di un periodo di cui la documentazione non è ricca. Certo qualche volta l’autore ha usato un po’ di fantasia, ha tratto conclusioni che ha ritenuto le più probabili, ma a quel tempo era d’uso fare così. Il “rigore scientifico” di quel tempo era un po’ diverso da come lo concepiamo nei nostri tempi (ma anche oggi però, alle volte…..! Solo che all’epoca lo facevano più in buona fede).
L’autore dell’opera è anonimo, ma si ipotizza di una certa cultura, probabilmente un frate del convento benedettino di Salerno e, comunque alquanto vicino le gli avvenimenti che narra. Molti episodi del Chronicon sono rimasti indelebili nella mente dei salernitani, tanto da divenire leggende popolari ancora oggi tramandate. Altre sono divenute molto più famose, potremmo dire internazionali, ovviamente con opportune modifiche e differenti ambientazioni spazio-temporali. Per esempio l’episodio di Lady Godiva richiama l’avventura capitata, secondo il nostro Anonimo, ad una nobildonna longobarda. E il motivo della foresta semovente che viene raccontata nella cronaca del monaco scozzese Andrew Wyntoun e che ispirerà a Shakespeare una delle più suggestive scene dal Macbeth, era già stata raccontata nell’opera del cronista salernitano.
E veniamo alla storia della papessa Giovanna. Eccola dalla traduzione in italiano di mons. Carucci:
In quel tempo un patriarca, uomo buono e giusto, era a capo della chiesa di Costantinopoli: preso, però, da un amore umano per una sua nipote, la teneva in casa propria senza unirsi a lei e la rivestiva di splendide vesti. Prossimo alla morte, raccomandò a tutti quella che a ognuno sembrava un nipote. E quando l'altro morì, tutti unanimamente la elessero a presule, ignorando che fosse donna. E restò presule per un anno e mezzo. Una notte, quando i corpi maggiormente cedono alla stanchezza del sonno, lo spirito maligno apparve presso il letto, dove Arechi dormiva, e gli disse:
- Che fai, Arechi?
E, mentre questi si faceva attento all'insolito chiamare, il diavolo continuò:
- Ti dirò che cosa ho combinato. I Costantinopolitani hanno come patriarca una donna e, perciò, il popolo di quella terra è stato colpito dall'ira del Redentore. [con la peste]
Detto questo, andò via. Allora il principe mandò immediatamente suoi apocrisari a Costantinopoli a dire quanto il diavolo gli aveva rivelato. Quelli fecero attentamente una indagine e riscontrarono quanto Arechi aveva fatto sapere e solo allora la peste finì.
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